Conoscenza (jňāna) è uno dei termini più utilizzati da Patanjali, sia in senso negativo (conoscenza erronea) che positivo (vera conoscenza). L’obbiettivo dello yoga è quello di guidare il sadhaka, il praticante, verso la vera conoscenza del sé, portando l’osservazione in profondità. Allora, quando citta è calma, “il veggente” risplende della sua luce (I, 3) ovvero nella perfetta conoscenza. Quando si attiva il veggente? Quando il sadhaka supera l’identificazione con le proprie fluttuazioni, quando riesce ad osservarsi “dal di fuori”, senza farsi intrappolare dalle impressioni dei sensi e dai movimenti di citta.
E’ questa una pratica molto interessante, l’esecuzione delle asana con attenzione agli organi di senso, come contribuiscono all’allineamento e alla corretta esecuzione delle posizioni, e come lavorano rispetto alla stabilità delle asana e in generale alla sensazione di armonia : “Sthira sukham asanam” il famoso sutra (2, 46), tanto discusso, che descrive l’asana. Della stabilità abbiamo parlato, ora occorre capire cosa sia sukham, per arrivare alla conoscenza della perfetta asana. Guruji, commentando questo sutra (in Astadala Yogamala, 8, p.152 ss.), aveva osservato che se l’asana è stabile e comoda, allora il veggente dimora nella sua luce, cioè attraverso ogni asana si può raggiungere l’obbiettivo della yoga, espandendo la consapevolezza in ogni parte del corpo. In questo modo la conoscenza (jňāna) del corpo (prakrti) diventa conoscenza dell’anima (purusa).
Per questo obbiettivo molto ambizioso ho immaginato una sequenza “a pacchetto” che inizia e termina con Savasana e che contiene al centro sirsasana 2, la variazione che più permette di sentire l’equilibrio e l’armonia. Le altre posizioni vanno eseguite con attenzione, oltre che alla stabilità, all’allineamento, almeno un minuto o due per lato, o più. In altri termini, in questa pratica non si pone soltanto l’attenzione agli aspetti fisici, ma si devono sviluppare tolleranza e pazienza, acquistando la capacità di spingere l’osservazione in profondità. Questa pratica è una ottima preparazione per pranayama e dhyana.
Savasana
Adho mukha svanasana
uttanasana
prasarita padottanasana
utthita trikonasana
parsvottanasana
paschimottanasana
janu sirsasana
baradvajasana
setu bandha sarvangasana
sirsasana
sirsasana 2
sirsasana
setu bandha sarvangasana
baradvajasana
janu sirsasana
paschimottanasana
parsvottanasana
utthita trikonasana
prasarita padottanasana
uttanasana
adho mukha svanasana
savasana
L’elenco riportato qui sotto rappresenta una scelta: infatti il termine ricorre con molta frequenza nel terzo Pada, dove si elencano i poteri che vengono raggiunti con il samadhi, di conoscere cose straordinarie
1,8 viparyayo mithyā jňānam atad rûpa pratişţham
La conoscenza erronea o illusoria è basata sul non reale o sul non vero
1, 42 tatra śabdārtha- jňāna-vikalpaiḥ saṅkīrņā savitarkā samāpattiḥ
In questo stadio, la parola, il significato e il contenuto sono mescolati e divengono conoscenza speciale
2,28 yogāṅgānuşthānād aśuddhi-kşaye jňāna dīptir āviveka khyāteḥ
Le impurità sono distrutte dalla pratica devota dei vari aspetti dello yoga: la conoscenza perfetta irradia gloriosamente
3, 16 pariņāma traya saḿyamād atītānāgata jňāna
Lo yogi acquisisce la conoscenza del passato e del futuro, padroneggiando le tre trasformazioni della natura
4, 31 tadā sarvāvarana malāpetasya jňānasyānan tyāj iňeyam alpam
Quando il velo dell’impurità viene sollevato, si ottiene la conoscenza più alta, soggettiva, pura e infinita mentre il finito appare insignificante