Cronache dall’India 2016 (3): Chandigarh e Amristar

Chandigarh, Rock GardenChandigarh è’ una città’ dell’India del tutto particolare, costruita dopo la separazione con il Pakistan, per dotare il Punjab indiano di una vera capitale. Alla pianificazione della città’ hanno lavorato architetti straordinari, prima l’americano Mayer, poi il francese Le Corbusier. Per una curiosa coincidenza, durante il mio soggiorno si è’ svolta la visita ufficiale del presidente francese Hollande; così molta parte della città era off limits e purtroppo non è’ stato possibile visitare Capitol Hill, la zona degli edifici governativi, con le realizzazioni di Le Corbusier. Poco male. La zona dei musei era quasi tutta aperta e soprattutto era aperto lo straordinario Rock Garden, la realizzazione di un artista/filosofo indiano interamente con materiali di riciclo, un fantastico labirinto di roccia e cascate, popolato di statue di ogni forma e dimensione.

La città è’ stata progettata insieme ai suoi giardini e aree verdi; nell’idea dell’architetto doveva funzionare come un corpo umano, la testa rappresentata dagli uffici governativi, il cuore dalle scuole, gli arti dagli edifici produttivi. Ogni isolato rettangolare doveva avere un minimo di autosufficienza. La circolazione avvenire tramite grandi strade tra gli isolati, affiancate da ampi passaggi pedonali e per le biciclette. Incredibile pensare che negli anni ’50 del secolo scorso quasi non c’erano auto in India: ora tutte le strade sono affollate…ma meno che nelle altre disordinatissime città indiane. Davvero un profeta, Le Corbusier…spiace che la manutenzione degli edifici sia “indiana” e che il cemento mostri segni di degrado dappertutto.

Amristar, il tempio d'oro
Amristar, al confronto di Chandigarh, sembra un paesone sporco e trafficato. Siamo arrivati come sempre in treno, circa quattro ore, al favoloso prezzo di 80 rupie, con lo sconto senior, poco più di un euro a testa.
Amristar si trova a brevissima distanza dal confine con il Pakistan, ma purtroppo per entrare nel paese avrei dovuto chiedere il visto in Italia. Peccato, a me piacerebbe tantissimo visitare il Pakistan…Forse ora non è il momento giusto. Proprio al centro di Amristar si trova la massima attrazione, il tempio d’oro dei Sikh. L’edificio è grandissimo, tutto in marmo bianco; il tempio vero e proprio, situato su di un’isola al centro della piscina sacra (“nettare di immortalità “) è ricoperto d’oro. Il tempio è preceduto da una grandissima piazza, sempre in marmo bianco, una curiosa oasi di tranquillità in un luogo dove il traffico è disordinato al massimo. Questo perché ho notato che ognuno fa quello che vuole ed in particolare lascia il suo mezzo di trasporto (auto, moto, risciò, camioncino, carretto, bicicletta) dove vuole, preferibilmente in mezzo alla strada. Tornando al tempio d’oro, la quiete e l’atmosfera di raccoglimento sono fantastiche. Alcuni coraggiosi devoti si bagnano nell’acqua santa (fa freddo), ma la maggior parte si accontenta di vedere l’interno del tempio d’oro. Occorre mettersi in coda, abbiamo aspettato poco più di mezz’ora, ma non è sgradevole in un contesto del genere, con una bellissima energia e un clima di tolleranza. Vicino al tempio c’è un giardino dove viene ricordato un evento terribile. Durante la prima guerra mondiale c’erano state manifestazioni perché i Sikh, noti per la loro abilità con le armi, erano costretti, con leva obbligatoria, a combattere per gli inglesi. Si erano radunati pacificamente vicino al tempio, ma il generale inglese fece aprire il fuoco sulla folla, causando la morte di centinaia di persone.

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Tornando ad argomenti più piacevoli, c’ e’ un altro tempio ad Amristar, tipicamente hindu. Il tempio è stato costruito in onore di una loro Santa, ma è arricchito da un percorso devozionale molto divertente, in cui ci sono altari alle principali divinità indiane. È’ molto colorato e molto inusuale.
Ora sono a Chennai (Madras) nel sud dell’India. Da Amistar siamo tornati in treno a Delhi (otto ore) e poi in aereo fin qui, al caldo.

Emanuela, 29 gennaio 2016

Cronache dall’India 2016 (2)

Poco più a nord di Haridwar si trova la famosa Rishikesh, rinomata come “capitale mondiale dello yoga”. Il Gange è più stretto qui e si vede scendere direttamente dalle montagne in mezzo alla foresta. Addirittura ai turisti viene offerta la possibilità di praticare rafting sul fiume o bungee jamping giù dalle rocce. Ma lo yoga è sicuramente più adatto al posto rispetto agli sport estremi.

Nonostante sia questo il mio decimo viaggio in India, è la mia prima volta a Rishikesh. Forse, in qualche modo, avevo paura di essere delusa. Invece il luogo non delude affatto. È bellissimo.image imageimagePer prima cosa, Rishikesh è un luogo sacro e la frequentazione degli stranieri non ha alterato più di tanto le abitudini consolidate di sadhu e pellegrini. I sadhu sono tantissimi e hanno i loro luoghi di ospitalità e i loro templi. Le mucche girano indisturbate tra stranieri, pellegrini,  locali e sadhu, in un miscuglio molto democratico perché tutti, in qualche modo, condividono la spiritualità  del luogo.image

Inoltre, Risikesh si trova in un bellissimo contesto naturalistico, ed è circondata da boschi. Lo dimostrano le numerose famiglie di scimmie che si muovono a gruppi e non hanno alcun timore ad entrare nelle camere d’albergo e nei piccoli ristoranti.

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I posti più belli si trovano -secondo me- sulla riva sinistra del fiume. La cittadina è costituita da più centri, in corrispondenza delle anse del fiume, però ci sono anche due ponti sospesi, accessibili solo ai pedoni, biciclette e motociclette. Sul l’altra riva quindi non ci sono auto, è molto silenzioso e raccolto. Infatti qui è maggiore la concentrazione di scuole di yoga.

Le mie amiche pratiche di Rishikesh mi avevano avvisata del fatto che gennaio è freddo e molte scuole di yoga sono chiuse. Sul fatto delle scuole di yoga, non mi sono preoccupata perché la mia sosta qui è soltanto di qualche giorno e le lezioni non mi interessano più che tanto. Bisognerebbe fermarsi almeno due settimane e prendere accordi con l’insegnante in precedenza. Sul fatto del freddo, avevo sottovalutato. Qui non esiste riscaldamento e fa un bel freddo, davvero. Una notte c’è stato un temporale gigantesco. Sembrava di avere cento tamburi di metallo sulla testa e cascate di acqua. Il giorno dopo, un bel sole e cielo azzurro. Ho pensato ai sadhu sorpresi da questo uragano, ma erano di nuovo tutti al loro posto, come non fosse successo niente.

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Sulle scuole di yoga, che è poi forse l’argomento più interessante, tutti gli “stili” di yoga sono rappresentati e offrono lezioni regolari e “teacher training” . Inoltre, gli alberghi hanno le sale da yoga! Quindi si potrebbe organizzare un bel soggiorno, assumendo anche un insegnante di Iyengar yoga locale, apposta per il nostro gruppo! Questo è quello che fanno numerosi insegnanti di yoga occidentali e i gruppi sono attesi da febbraio a maggio, il periodo migliore per Rishikesh. Oppure -questa è la possibilità più adatta agli studenti avanzati e a chi sa bene l’inglese- semplicemente si contatta una delle scuole locali di Iyengar yoga e si prenota un periodo di lezioni sul posto.

Forse, prima o poi, mi verrà voglia di passare un po’ di tempo a Rishikesh per studiare, ora che ho visto come è bello il posto….ho molte idee per i prossimi viaggi….

Emanuela, 22 gennaio 2016

Cronache dall’India-2016

Il mio viaggio questa volta è cominciato così bene che sulla tratta Monaco-Delhi ho viaggiato in business class, immagino causa overbooking nella classe economica! Purtroppo però in India si arriva sempre di notte, e questo non contribuisce a rendere il paesaggio più piacevole. Inoltre, una coperta di smog copre Delhi. Ci sono stata già due volte, nel lontano 1982 e nel 2001; mi pareva di ricordare un bel sole nella stagione asciutta invernale, fresco di notte. Invece il sole fatica a venire fuori e il cielo è grigio.

Nonostante la moderna metropolitana, il traffico è incredibilmente caotico come sempre. È’ come se ci fossero  diverse Indie: quella dei nuovissimi vagoni della metro, quella dei piccoli taxi aperti a tre ruote e dei ciclo risciò, molto utilizzati per muoversi nelle vie strette dei mercati della vecchia Delhi.  Comunque spostarsi in città è sempre un’avventura, anche per colpa degli appiccicosissimi personaggi che si trovano per strada e che, con la scusa di volerti aiutare, cercano di portarti nella loro agenzia di viaggi. Per colpa loro ho dovuto praticamente scappare dalla centralissima Connaught Place dove la concentrazione di procacciatori di clienti rende il normale passeggio praticamente impossibile.

Comunque dopo due giorni a Delhi inizia il viaggio vero per l’India, prima tappa Haridwar, circa 200 chilometri dalla capitale, il treno però impiega più di cinque ore….che passano piacevolmente anche perché il cibo e le bevande sono comprese e quindi veniamo continuamente foraggiati con te’, biscotti, un piatto caldo, succhi di frutta ecc. Inoltre e soprattutto, fuori dalla città l’ India è sempre la stessa: la campagna suddivisa in piccoli appezzamenti, lo sterco di vacca ad asciugare, in forme rotonde accuratamente impilate, e tanta sporcizia, soprattutto lungo i binari.

Avevo prenotato un albergo con Expedia, ma decisamente basta con questo esperimento: il problema è che non esistono veri indirizzi e ci sono più luoghi con lo stesso nome. Si ripete quindi la lunga ricerca in taxi, con l’autista che diceva di sapere dov’era il posto, peccato non fosse quello….non ci sono moltissimi turisti in questa stagione, si può trovare l’albergo anche senza prenotazione.

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Haridwar si trova sul Gange, poco a valle rispetto a  Rishikesh, ed è una delle città più sante dell’India, in una posizione meravigliosa, tra la montagna e la pianura. Il fiume è fantastico qui, già imponente, ricco di acqua pulitissima, appena scesa dalle montagne. Non ci sono argini come da noi, ma soltanto i “ghat”, scalinate che portano al fiume e queste costruzioni, gradevoli e senza impatto visivo, si trovano solo nel centro della città è particolarmente dove i pellegrini vanno a fare il bagno. Questo per dire che il fiume “va dove vuole” e ricevendo importanti affluenti proprio qui, è il protagonista del paesaggio e della vita cittadina.

Haridwar
Haridwar

Chi sono questi pellegrini? La maggior parte sono devoti comuni cittadini. Il bagno rituale al fiume è ben organizzato: ci sono i barbieri, le cabine per cambiarsi e lasciare le proprie cose, le catene per sostenersi. L’acqua è bassa e i bambini ed i ragazzi si divertono moltissimo.  Ma in città ci sono numerosissimi sadhu uomini senza casa, che hanno rinunciato a tutto per vivere una vita di santità, completamente dipendenti dalla carità degli altri fedeli. I sadhu sono grandemente rispettati e fanno parte delle più antiche tradizioni. Ad uno sguardo un po’ più attento si capisce che possono appartenere a gruppi diversi. La loro disinvoltura a vivere in modo così diverso da tutti gli altri è impressionante!

e questo è solo l’inizio del viaggio, domani si va a Rishikesh.

Emanuela, 19 gennaio 2016

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