Lo yoga è un complesso sistema di pratiche, che ha avuto origine in India almeno tremila anni fa, volte a controllare l’incessante brusio dei pensieri che -allora come oggi- rischiano di oscurare la lucidità della mente e ostacolare il cammino verso la scoperta del vero Sè, la nostra parte immortale ed eterna. Lo yoga è uno dei sistemi filosofici indiani ortodossi (nel senso che trae origine dalla sapienza dei Veda, antichi libri sacri dell’Induismo), ma deve molto -pur con impostazioni filosofiche di base differenti- anche alle scuole buddiste che, come lo yoga, erano votate a rendere sempre più profonde le tecniche di introspezione e meditazione.
Lo yoga è stato “riscoperto” tra fine ottocento e inizio novecento: non che sia stato mai veramente dimenticato, ma i praticanti erano poche persone e la disciplina, anche a causa della colonizzazione inglese, era stata emarginata e non aveva modo di espandersi all’interno della società. A partire dalla fine dell’ottocento, gli studiosi indiani di yoga iniziarono a farsi conoscere, anche in Occidente, e nel giro di qualche decennio si produsse un effetto moltiplicatore grazie a cui lo yoga divenne sempre più studiato e popolare. Nella sua ultima intervista, BKS Iyengar spiega come questo è avvenuto. Il video è stato tradotto a cura della Light On Yoga.
C’è discussione tra gli studiosi se lo yoga praticato attualmente in Occidente in moltissimi centri e scuole abbia qualcosa in comune con lo yoga inventato in India millenni fa. Certamente lo yoga praticato ora è molto diverso, ma il suo successo ha anche determinato una grande quantità di studi filologici e critici, oltre che “laboratori” all’interno delle scuole per migliorare le tecniche di apprendimento e insegnamento di asana, pranayama e meditazione. In poche parole, lo yoga si è trasformato (in alcuni casi sicuramente de-formato), ma i suoi principi di base restano sempre attuali e mai gli Yoga Sutra sono stati più letti e commentati.
Il testo classico sullo yoga, gli Yoga Sutra, attribuiti al maestro indiano Patanjali e scritti forse nel II-IV secolo d.C., è stato infatti oggetto recentemente di numerose traduzioni nelle lingue moderne e commenti. Si tratta di un testo breve in sanscrito (196 “aforismi”, frasi), immaginato per essere imparato a memoria quando i libri e la conoscenza del linguaggio scritto non erano così diffusi. Il testo è molto difficile e ha avuto una storia di duemila anni di interpretazioni e commenti. Le basi dello yoga spiegato da Patanjali costituiscono una miniera per lo studio e la riflessione. Gli Yoga Sutra sono un’opera geniale, compilata da un raffinato e intelligente filosofo-scrittore. La materia esposta negli Yoga Sutra è di interesse così universale che offre anche oggi (soprattutto oggi) una guida di eccezionale profondità e qualità.
Secondo Patanjali, il cammino dello yoga si compone di otto “parti”, che non vanno intese una di seguito all’altra, ma sono legate tra loro. Si tratta di otto “pratiche” ovvero cose che devono essere fatte per raggiungere l’obbiettivo dello yoga, la cessazione delle fluttuazioni della mente. Patanjali non è un moralista: è vero che inizia dalle regole morali, ma si astiene da ogni tipo di giudizio. Semplicemente, chi non pratica yoga secondo queste regole, non otterrà la quiete della mente. Dopo aver descritto lo stato di samadhi, obbiettivo finale dello yoga, spiega cosa sia il sadhana, la pratica degli otto stadi: yama e niyama (doveri verso gli altri e verso se stessi), asana (posizioni), pranayama (tecniche di respirazione) pratyahara (portare i sensi all’interno), dharana (concentrazione), dhyana (meditazione), samadhi (beatitudine).
Gli Yoga Sutra vanno ancora oggi considerati la base indispensabile per ogni serio percorso di yoga, per capire cosa sia lo yoga e come debba essere praticato e gli insegnanti, anche in Occidente, lo sanno bene. Tuttavia, lo yoga non è un prodotto della nostra cultura e i fraintendimenti sono possibili: per questo, a mio parere, occorre “tornare all’India” il più possibile e non accontentarsi di interpretazioni mediate. Questo il parere di BKS Iyengar, tratto dall’introduzione al commento degli Yoga Sutra di Edwin Bryant:
“Così come ogni essere vivente è dinamico, così anche lo yoga è una forza vivente e dinamica. Per assaporare la sua essenza, è necessario praticare con religiosa attenzione e consapevolezza. La vita umana non è soltanto la congiunzione di prakrti (gli strati del corpo) e purusa (l’anima), ma anche la combinazione dei due. Lo Yoga è un modo di utilizzare la congiunzione di prakrti e purusa per la libertà e la beatitudine (moksa) e le due cose sono intimamente legate”
Allo stesso modo, devono essere legati gli otto stadi dello yoga di cui parla Patanjali. Per quanto riguarda noi, e la nostra pratica, la cosa più importante è praticare, come possiamo, con il tempo che abbiamo a disposizione, con i limiti imposti dall’età, dal lavoro, dalle condizioni fisiche. Fare sempre un po’ di più di quello che possiamo fare. Non lasciare spegnere l’entusiasmo. Non accontentarsi. Praticando asana e pranayama, pratichiamo anche pratyahara, dharana e dhyana. Sul samadhi non possiamo dire. Ma prima, tutti i giorni, occorre praticare yama e niyama, altrimenti non si muoverà mai nulla….