Cronache dall’India 2014 (seconda puntata)

Il mio soggiorno a Mumbai volge al termine; tra due giorni andrò a Pune con il pullman. Questa città mi ha fatto una impressione fortissima, più di tutte le altre città indiane, è come se circolasse qui una qualità più intensa di energia. Ieri, ho preso il taxi con l’amico Juan per andare a fare una lezione in un’altra scuola di yoga, situata in quartiere che si chiama Lower Parel: se non fosse stato per questo breve passaggio in auto forse non avrei visto la fantastica nuova skyline di Mumbai attualmente in costruzione, decine e decine di grattacieli, alcuni dei quali alti più di cinquanta piani e anche piuttosto belli come architettura, uno diverso dall’altro, molto differenti dalle super-anonime periferie cinesi.

 

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Ai piedi dei grattacieli in costruzione, la vita continua come secoli fa, con le mucche che passeggiano tranquille per il mercato e la gente che le tocca con la punta delle dita con grande rispetto, la quantità insopportabile di rifiuti che riempiono le canalette a cielo aperto, i piccoli e piccolissimi commerci di noci di cocco, di succo di zucchero di canna, di banane, piccoli limoni e altri frutti, di spuntini serviti con le classiche salsine piccanti: come in ogni paese che si rispetti, il cibo è caratteristico e unico qui, vegetariano al 100% e molto elaborato, forse anche troppo…
Mumbai ha due siti iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Unesco, uno è il centro “storico” con le sue architetture coloniali, e l’altro, le grotte dell’isola di Elephanta. Avevo già visto le grotte di Elephanta tanti anni fa, e sono certo bellissime, ma non così estese e monumentali come quelle di Karla, Ajanta ed Ellora. La loro caratteristica è quella di occupare un’isola ad un’ora di traghetto dalla “Porta dell’India”e per fortuna l’isola è rimasta intonsa, con i suoi immensi alberi e le scimmie.
Invece non ricordavo per nulla le architetture del centro, che sono a dire poco strepitose, ad iniziare dalla stazione centrale dei treni (CST), poi il tribunale, il palazzo della posta e altre decine di edifici imponenti e costruiti con uno stile unico, tra il neogotico e l’orientalista, molto ornato ma allo stesso tempo leggero, con le loro finestre e archi a sesto acuto, i capitelli decorati, i tetti sormontati da cupolette ad ombrello come il Taj Mahal.  Ho  avuto un po’ più di tempo per andare in giro perché il 15, venerdì, era la Festa dell’Indipendenza (67 anni di indipendenza dalla Gran Bretagna, tutti osservavano con orgoglio) mentre lunedì si svolgeva un’altra festa (mi hanno detto il compleanno di Krishna…) con palchi e musica in molti luoghi della città. Gruppi di ragazzi che formavano grandi squadre, con magliette colorate, si spostavano salutando: sono i protagonisti dello spettacolo della montagna umana, dove salgono l’uno sulle spalle dell’altro fino a formare una montagna appunto Purtroppo non sono riuscita a vedere questo spettacolo! Ma l’entusiasmo dei ragazzi era già uno spettacolo in sé.
Questa mattina ho salutato  Zubin che sta partendo per l’estero dove terrà un seminario intensivo. Gli ho chiesto se potevo fare qualche fotografia durante la lezione, proprio soltanto per dare un’idea; in realtà mi sarebbe piaciuto moltissimo riprendere con un video l’invocazione, ma Zubin ha detto di no, niente foto. Questo è il motivo per cui non si trovano su internet o su You Tube foto e materiali delle classi di Iyengar Yoga in India….Meno male che qualcuno riesce a riprendere qualche video lo stesso ogni tanto…(agosto 2014)

Cronache dall’India 2014 (terza puntata)

Ieri mattina (sembra che sia passata una settimana!!) sono andata alla solita lezione delle 6,45 alla scuola di Zubin a Mumbai e l’insegnante ha informato la classe che Iyengar era mancato nella notte e che quindi ci saremmo organizzati per andare a Pune al funerale, per chi voleva naturalmente. In meno di mezz’ora ho fatto le valigie, liberato la stanza   e trovato un taxi collettivo per Pune, dove sono arrivata verso le 11 e  subito trovato un’altra sistemazione provvisoria in albergo. Ho attraversato il cancello dell’Istituto con il cuore davvero in gola per l’emozione. Il colore del lutto qui è il bianco: era una giornata calda e afosa, soprattutto pensando che siamo nella stagione delle piogge e la folla che si era radunata lì era sgomenta e incredula, nel clima pesante, certo non solo per il caldo.
I numerosi italiani presenti, tra cui tanti amici, hanno raccontato che in realtà lo stato di salute di Iyengar era diventato davvero grave solo nelle ultime due o tre settimane. La figlia Geeta e la nipote Abijati erano state sempre impegnate con lui e si erano fatte sostituire per le lezioni: insomma, un clima difficile per tutto il mese di agosto, anche perché, come sempre, l’Istituto era affollatissimo in quei giorni.
Muoversi per il cortile, le anticamere, e soprattutto la grande sala al primo piano sapendo che Guruji non era più lì ha molto di irreale. Tutto continuerà a parlare di lui, della sua vita, della sua pratica, della sua missione. Dal cortile partiva una fila di persone che, una ad una, erano ammesse ad entrare in casa alla presenza dei familiari e sostare pochi secondi davanti alla salma, appoggiata secondo l’uso indiano su di una semplicissima barella di legno e coperta di fiori. Il mistero della morte sembrava magicamente svelato: niente di prezioso da conservare, solo un involucro, rattrappito, piccolissimo mentre la sua presenza era viva in ogni soffio d’aria, nelle espressioni e nel cuore delle tante persone presenti.
La cerimonia funebre è seguita immediatamente, secondo la tradizione. La salma è stata accompagnata dai bramini -tra cui il figlio Prashant- al luogo dove si svolgono le cremazioni. Dopo le preghiere di rito, il fuoco è stato acceso e poco per volta si è sviluppato, alimentato dal ghee e dallo sterco di vacca. Nel momento stesso in cui il fuoco ha iniziato a bruciare, ho notato uno strano fenomeno: gli stranieri continuavano a guardare affascinati le fiamme e a scattare fotografie, invece gli indiani se ne sono andati quasi subito, poiché per loro evidentemente la cerimonia era conclusa e non c’era più niente di commovente o di interessante da fare lì. Guruji è spirato alle 3 del mattino di mercoledì 20 agosto 2014 e alle 15 del pomeriggio, dodici ore dopo, il funerale era già concluso.
L’Istituto osserverà un periodo di chiusura per lutto di una decina di giorni. Ma è in realtà aperto a tutti, la grande, bellissima sala dove abbiamo visto Guruji praticare e insegnare è aperta, ed è possibile andare lì, rendere omaggio al semplice altare che è stato allestito, alla statua di Patanjali, sotto lo sguardo delle decine di fotografie delle asanas eseguite dal grande Maestro.
Questo è quello che mi sento di dirvi per oggi. Gli studenti si stanno disperdendo, chi va a fare un viaggio, chi è comunque di partenza…Io sono stata oggi a praticare nello studio di una insegnante che ha gentilmente accoglie gli stranieri e così continuerò i prossimi giorni…con devozione.

(20 agosto 2014)

Le preghiere dei Bramini
Le preghiere dei Bramini

 

 

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Cronache dall’India 2014 (prima puntata)

La domenica mattina, dalla mia finestra al settimo piano della foresteria del tempio “Bombay Arya Vysya Sangham”, sembra di vedere più uccelli del solito. Vedo le terrazze degli edifici meno alti e sono piene. Mano a mano che il sole diventa caldo, corvi e piccioni volano gracchiando con una grande nuvola di umidità che si alza dalla terra. E’ come se ci fossero tre livelli: gli edifici più alti, molti ancora in costruzione, a forma di torre; il piano intermedio, il più divertente, avvolto dalle cime degli alberi che fronteggiano i tetti delle case più vecchie, con le facciate e i balconi neri di umidità; la strada….Dalla finestra non la vedo, ma il brusio dei rumori si avverte in lontananza, insieme al rumore dei treni. Se per assurdo tutti gli abitanti di Mumbai se ne andassero, uccelli, altri animali e piante non metterebbero molto tempo per avere la meglio sugli edifici, la maggior parte fatiscenti, e in poco tempo si ricreerebbe la foresta tropicale che doveva esistere secoli fa.

Il quartiere delle lavanderie a Mumbai
Il quartiere delle lavanderie a Mumbai

Sono qui da dieci giorni ormai e posso dire di stare benone. Ho avuto qualche giorno di perplessità all’inizio. Questa volta poi, mi trovo in un animato quartiere di Mumbai, senza un turista nel raggio di molte fermate di treno. Già, perché qui ci si sposta in treno. Dal quartiere, che si chiama Central Matunga, posso prendere il treno per andare “downtown” Mumbai, dove solitamente si fermano i turisti, come prendere una metropolitana. Questa ferrovia di superficie è molto più rapida dei taxi che restano regolarmente bloccati dal traffico, benché certo insufficiente per le esigenze di un’area urbana di diciotto milioni di persone.

al tempio di MahaLaxshmi
al tempio di MahaLaxshmi

Tutta questa gente (ed altri animali naturalmente: cani, gatti, topi e mucche…) si muove sotto lo strato degli alberi e dei grandi edifici, dei corvi, dei piccioni, scoiattoli, scimmie e pipistrelli: generalmente si muovono a piedi, o meglio stanno fermi a gestire i loro negozi e piccole e grandi attività, però si spostano anche in taxi, in macchina, in bus, in una confusione piuttosto rumorosa, che ha tuttavia un suo ritmo e delle regole precise. Basta prendere confidenza con il quartiere e vedere come le persone vivono un giorno dopo l’altro.

Il tempio “Bombay Arya Vysya Sangham”
Il tempio “Bombay Arya Vysya Sangham”
Flower Market, Matunga, Mumbai
Flower Market, Matunga, Mumbai

L’edificio dove sto  ospita un tempio induista al piano terreno, e ci sono sale grandi ad altri piani per attività in qualche modo non in contrasto con il tempio. Ci sono anche stanze che vengono affittate a chi viene qui per queste attività, come me. Infatti la scuola di yoga “Iyengar Yogabhyasa” si trova al secondo piano, e la mia  stanza al settimo appunto. Sono camere spartane, senza televisione, telefono, internet (questo è un po’ un peccato), ma discretamente grandi, pulite e luminose, con il bagno: una sistemazione molto comoda perché le lezioni di yoga iniziano alle 6,45 del mattino e c’è solo da scendere con l’ascensore. Il quartiere, o almeno la via e quelle subito adiacenti, è formato da edifici simili, che è decorato a bassorilievi coloratissimi come i classici templi indiani del sud: ognuno avrà certamente le sue speciali caratteristiche, che noi siamo solo in minima parte capaci di cogliere. Ad esempio, vicino c’è il tempio degli Hari Krishna (a volte con canti piuttosto rumorosi). Sulla strada, bancarelle di ogni tipo con incensi, verdura, fiori. Ci sono persone che passano la vita intrecciando ghirlande di fiori, attività molto intensa nel quartiere. Non conosco i nomi dei fiori, a parte le rose e i fiori di loto, quindi è inutile che cerchi di descriverli! Comunque sono bellissimi….
Il maestro di yoga si chiama Zubin Zarthostimanesh (questo nome un po’ complicato ricorda le origini persiane della sua famiglia), ha circa 40-45 anni, ed è andato a scuola da Iyengar sin da quando era ragazzo. Però ha anche studiato alla scuola dei padri di Don Bosco!! Una volta acquistata un po’ di confidenza, mi ha portata a vedere la scuola, fondata da un missionario italiano e dotata di un patrimonio di edifici non indifferente, proprio qui a Central Matunga, Mumbai, chi se lo poteva immaginare? La scuola accoglie studenti dalle scuole elementari fino alle superiori.
Zubin quindi ha grande rispetto per questi padri di Don Bosco, anche se la sua fede religiosa è diversa.
La sala per lo yoga è molto bella e grande,  e le classi sono ben affollate, tutti studenti indiani. Non si usano i tappetini, il pavimento di marmo è pulitissimo e confortevole. L’atmosfera è molto carina e amichevole, con gli insegnanti, gli assistenti insegnanti e gli altri allievi. Questo perché Zubin con la moglie Parizad, anche lei insegnante di yoga, hanno un modo davvero generoso ed entusiasta di insegnare yoga, molto coinvolgente. In pochi giorni ho visto ed imparato davvero tanto….Zubin insegna sia a migliorare le posizioni, portando energia alla colonna, sia a correggere e quante volte ho pensato agli amici e allievi vedendo una certa maniera di lavorare!

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