L’insegnamento di Swati Chanchani

Ho frequentato il bellissimo seminario di Swati Chanchani organizzato dallo Studio Yoga di Faenza ed è stata una esperienza entusiasmante. Forse soltanto ora, a più di trent’anni dal mio primo viaggio in India e venti di pratica di Iyengar Yoga, riesco a comprendere di aver soltanto scalfito la superficie della straordinaria sapienza indiana.  Swati Chanchani è una vera “Maestra”, abile e affabile, sempre sorridente e tuttavia misteriosa come la profonda sapienza che porta in sè.  Ma voglio ugualmente  provare a comunicare alcune sue espressioni che ho trovato particolarmente dense di significato.

fb_img_1558820437575.jpgOltre all’invocazione a Patanjali, all’inizio si è cantata l’invocazione a Ganesh. L’elefante, con il suo topolino Akhu,  procedono sempre su una via diritta: per questo proteggono il cammino spirituale, rimuovendo gli ostacoli. L’invocazione si recita vicino all’insegnante. Infatti i testi più antichi che parlano di pratica yoga sono le Upanishad e questa parola letteralmente significa: “sedete qui vicino”, riferito allo studente che riceve insegnamento spirituale dal maestro. E’ ovvio che  gli studenti devono ascoltare e rimanere attenti: quindi non sono consentiti appunti, e meno ancora fotografie e registrazioni.

Per l’India, Yoga e Karma sono inseparabili e tutti sanno di che cosa si parla. Il percorso dello Yoga serve per ottenere la liberazione dalla legge del karma. In Occidente invece tante persone oggi vogliono fare “un po’” di yoga per migliorare il loro stato di salute. Questo non è sbagliato perché può essere l’inizio di un cammino, ma occorre ricordare che l’obbiettivo dello yoga è superare il mondo terreno soggetto alla causa ed effetto. La legge di causa ed effetto fa sì che ognuno di noi abbia innumerevoli vite, e tutto ciò che si fa, anche l’atto apparentemente meno significativo, prima o poi avrà una conseguenza.

Il saggio Patanjali non ha inventato lo yoga, ma lo ha riassunto in 196 sutra, in modo che questo sapere concentrato potesse essere imparato a memoria. Il primo capitolo (pada) è dedicato a chi è già oltre i problemi della mente; il secondo è per gli studenti principianti; il terzo per gli studenti avanzati e sulla gestione dei poteri che conferisce lo yoga; il quarto su come deve condurre la vita di ogni giorno chi ha realizzato con l’obbiettivo dello yoga. Per ogni livello di studio Patanjali dice quali sono le difficoltà e come possono essere superate. Per i principianti gli ostacoli sono: pigrizia, malattia e dubbio.

La pratica degli asana serve per imparare e consolidare le posizioni della meditazione, soprattutto virasana, badda konasana, padmasana, swastikasana, siddhasana: in tutte queste posizioni, il perineo è al pavimento, quindi la colonna si allunga in modo naturale. L’osso sacro  si muove verso il basso e l’ombelico verso l’alto. Quando si ascolta il maestro o si studia in queste posizioni, l’apprendimento è facile perchè la colonna è allungata e la mente è vigile. Esistono, secondo la tradizione, 860000 asana, ma tutte servono a questo scopo.

Le posizioni come adho mukha virasana, adho mukha svanasana, parsvottananasana, uttanasana, prasarita padottananasana hanno tutte la funzione, tra l’altro, di allungare i muscoli della parte posteriore della coscia (harmstrings) in particolare il bicipite femorale, il lungo muscolo che va dall’ischio al ginocchio. Questa parte va resa flessibile e sensibile perché è importantissima per l’allungamento della colonna.

Il pranayama è lo stadio successivo dopo gli asana, ma si deve praticare anche contemporaneamente. Ogni posizione fa sì che il respiro sia differente. Ad esempio nelle torsioni, parivrtta trikonasana, occorre portare il respiro nel lato del torace opposto alla torsione. In tutte le posizioni, occorre riempire l’esecuzione della posizione con il respiro. La respirazione “viloma”, interrotta da pause,  è ideale per andare in posizione (ad esempio trikonasana) in modo corretto, equilibrando respirazione e attenzione. Per eseguire altre posizioni, ad esempio certe torsioni intense come marichasana 3 o parivritta parsvakonasana, è opportuno eseguire brevi espirazioni, come nella tecnica “bastrika”.

IMG-20190616-WA0003Swati Chanchani ha anche tenuto una bellissima conferenza, proiettando immagini, sul tema dello yoga e dell’arte. BKS Iyengar era solito dire: “Lo Yoga è come la musica. Il ritmo del corpo, la melodia della mente e l’armonia dell’anima creano la sinfonia della vita” e infatti il primo famoso allievo occidentale fu il famoso violinista Yehudi Menuhin. Ma Guruji era solito ricordare anche la simmetria del corpo, la simmetria degli asana, l’arte di rendere armonico il corpo. Le ricerche di Swati sulla storia dello yoga e lo yoga nell’arte, con il figlio, prof. Nachiket Chanchani (University of Michigan, Ann Arbor, USA) sicuramente porteranno ancora nuovi aspetti interessanti su una disciplina che coinvolge sempre più persone in ogni paese.

Grazie ancora allo Studio Yoga di Faenza e a Ilaria Zinzani per la bellissima iniziativa.

 

 

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