Come “stirare le gambe”

Alcune delle “istruzioni” più comuni, proprio perché vengono frequentemente ripetute nelle lezioni di Iyengar Yoga, a volte non vengono comprese ed eseguite nella maniera ottimale.   Poiché le posizioni in piedi sono le prime ad essere studiate, la stabilità sui piedi e l’estensione delle gambe, con la corretta apertura dell’articolazione del ginocchio e l’allungamento della muscolatura sono azioni fondamentali per la corretta ed efficace esecuzione di tutte  posizioni.

stiraregambe1Da Tadasana, divaricare in Utthita Hasta Padasana. Mantenere le azioni di tadasana, ovvero il peso sulla parte posteriore dei talloni che spingono verso il pavimento i lati esterni dei piedi, in modo da separare le cosce. Malleoli su verso l’alto e interno dei talloni giù al pavimento. L’interno delle caviglie e i malleoli NON cadono verso l’interno.

Da Utthita Hasta Padasana, ruotare una gamba verso l’esterno di 90°.  La gamba dietro mantiene il lavoro precedente, ma occorre resistere con il lato esterno del piede spinto in basso (e mantenere anche indietro la spalla). Fare perno sul tallone della gamba davanti per ruotare la gamba, spingendo verso il pavimento il centro del tallone, ma sollevando la pianta del piede e le dita ed allargando i metatarsi. Appoggiare la pianta del piede a terra ed estendere completamente la pianta del piede e le dita, premendo verso il pavimento il taglio interno del piede, resistendo con il taglio esterno a terra. Con questa azione si allungano sia il lato interno della gamba, dalla caviglia interna all’inguine, che il lato esterno, dal fianco al tallone.

Da Parsva Hasta Padasana, resistendo con l’interno della gamba posteriore indietro, estendere i due lati del torace verso la gamba davanti e andare in Utthita Trikonasana. Nella gamba davanti, allungare il polpaccio verso il tallone e sollevare di più la rotula. Continuando a spingere  il taglio interno della gamba a terra, resistere con l’esterno della tibia in dentro. NON rovesciare il piede verso l’esterno.

Da Parsva Hasta Padasana, piegare la gamba davanti ruotando il ginocchio indietro e portando la coscia parallela a terra e il ginocchio in linea con il tallone e andare in Virabadrasana 2. Contemporaneamente spingere verso il pavimento il lato esterno del tallone della gamba dietro, sollevando tutto il taglio interno della gamba, dalla caviglia all’inguine. Per mantenere la spinta sul lato esterno del piede, spingere il lato esterno della gamba dal fianco giù verso il pavimento.

Da Virabadrasana 2, estendere i due lati del torace e portare la mano all’interno del tallone in Utthita Parsvakonasana,  estendendo il braccio opposto verso l’alto. Il braccio davanti aiuta a portare il ginocchio indietro e quindi il femore dentro l’acetabolo; questa azione consente di mantenere il peso sull’esterno del piede dietro.  Le due successive varianti,  la mano dietro il tallone e la posizione completa con il braccio opposto sopra l’orecchio, richiedono un controllo anche più intenso della gamba dietro.  Il lavoro con il piede dietro al muro, ad esempio, consente di mantenere l’attenzione sulla spinta del lato esterno del tallone dietro verso il pavimento in tutte le fasi dell’esecuzione dell’asana.

Ricordiamo che secondo gli Yoga Sutra di Patanjali, “concentrazione è fissare la mente in un punto” YS, III.1 deśa-bandhaś cittasya-dhāraṇā.stiraregambe2

Per Virabadrasana 1, fare perno sul tallone della gamba dietro e ruotare il piede verso l’interno di 60°. Mantenere la spinta verso il pavimento del lato esterno del tallone mentre si ruota la gamba davanti di 90° verso l’esterno. Allungare il taglio interno del piede davanti verso il pavimento e portare indietro la testa del femore. Allungare dall’alluce al tallone il taglio interno del piede dietro, per mantenere la spinta del tallone verso il basso. Allungare il taglio interno della gamba, dal tallone all’inguine, verso l’alto e portare in avanti il fianco. Mantenere il lavoro della gamba dietro piegando la gamba davanti.

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Per ardha chandrasana, piegare la gamba davanti, ma mantenere estesa la gamba dietro. In particolare, spingendo la punta del piede a terra, mantenere in alto il taglio interno della gamba, così da sollevare la gamba dall’interno della coscia. In posizione, allungare dal polpaccio al tallone verso il basso e dall’interno del ginocchio all’inguine verso l’alto. La  gamba sotto si mantiene piegata; si stira mantenendo allungato e spinto verso il basso il taglio interno del piede a terra. In questo modo si ottiene la corretta posizione dei fianchi e del torace. Nelle posizioni di equilibrio tutte e due le gambe lavorano, quella  in alto ancora di più di quella a terra quindi NON alzare e abbassare la gamba dietro dal piede.

In Adho mukha svanasana, il peso deve essere distribuito tra le braccia e le gambe, quindi le cosce devono essere spinte indietro, grazie all’azione delle tibie e dei talloni che spingono indietro e verso il basso. La parte superiore della tibia resiste indietro. Chi non può appoggiare i talloni a terra deve utilizzare un supporto; oppure, se manca poco, fare una posizione un poco più stretta. Invece chi appoggia facilmente i talloni può aprire ancora un poco la posizione, per continuare a lavorare con le gambe in modo più intenso. stiraregambe4Uttanasana e ardha uttanasana sono posizioni molto importanti per sentire il corretto allineamento delle gambe, con il bacino in linea rispetto ai piedi. Per ottenere questo, meglio iniziare da uttanasana con i piedi divaricati, allungare i lati interni dei piedi verso il basso, mantenendo aperte tutte le dita e sollevare i lati interni delle gambe; il taglio esterno si allunga dal bacino ai talloni. Il coccige si mantiene verso il pavimento. Per la preparazione di urdhva prasarita ekapadasana (ma l’azione è la stessa in virabadrasana3 e parivrtta ardha chandrasana) allungare il taglio interno della gamba sollevata dall’inguine all’alluce; in particolare, allungare il polpaccio verso il tallone e il femore indietro verso il bacino; in questo modo si apre la parte posteriore del ginocchio verso il soffitto. Il femori vanno sollevati anche nella preparazione di sirsasana e sarvangasana: in questo caso, occorre portare la parte davanti della coscia verso il femore e la parte posteriore lontano dal femore. Con l’appoggio dell’alluce, è possibile stirare il taglio interno della gamba.

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In upavista konasana, si allunga il taglio interno della gamba dall’alluce all’inguine e il taglio esterno dal quinto dito ai fianchi; contemporaneamente, si aprono le ginocchia verso il pavimento, spingendo il più possibile i femori a terra. Il dietro delle cosce spinge verso il pavimento. La preparazione di salamba sarvangasana con la sedia ed ekapada sarvangasana riassume le azioni già viste nelle posizioni in piedi ed è interessante osservare come variando l’appoggio le azioni diventino più intense.

Come diceva Guruji, stirando, si porta l’azione dalla periferia al centro. Senza estensione, non ci può essere espansione. L’estensione appartiene al cervello, l’espansione al cuore. L’estensione è attenzione, l’espansione è consapevolezza. Umilmente, iniziamo a porre attenzione anche alle istruzioni apparentemente più semplici come “stirare le gambe”.

(Questi sono appunti da una lezione tenuta presso Yoga Room di Via Lombroso 6 a Torino il 15 settembre 2019)

Il Gestalt Counseling incontra l’Iyengar Yoga

SABATO 16 NOVEMBRE, nuovo incontro Gestalt Counseling e Iyengar Yoga.

Dall’incontro tra Gestalt Counseling e Iyengar Yoga è nata un’esperienza che, partendo dalla pratica Yoga, invita i partecipanti a portare l’attenzione su ciò che avviene nel corpo, indagando ed esplorando anche le emergenze sensoriali, emotive ed i vissuti ad esse collegate.

La nostra postura, ogni nostra contrattura, il modo in cui ci sediamo e camminiamo nel mondo: sono tutti aspetti che raccontano il nostro vissuto. Il corpo è il nostro primo confine con gli altri e con l’ambiente che ci circonda, è il punto di partenza per conoscere chi siamo veramente, cosa vogliamo e come ottenerlo.

In che modo possiamo imparare a distinguere e comprendere i segnali del nostro corpo? Attraverso l’esperienza. Esercitandoci a sentire il corpo, a percepire ogni suo movimento, anche il più sottile, come quello legato al respiro, le sensazioni che ne derivano e, a un livello ancora più profondo, a individuare e distinguere le emozioni inespresse, retroflesse e trattenute.

gestalt violaQuesto workshop è nato da un incontro personale – quello tra Manuela Stano, psicoterapeuta e counselor, Laura Nozza, esperta di comunicazione e counselor ed Emanuela Zanda, insegnante di yoga –  e i molti preziosi punti d’incontro tra le due metodologie che nel tempo si sono rivelate complementari, oltre a ottimi strumenti di conoscenza personale e compagni di viaggio l’una dell’altra, appunto la Gestalt e lo Iyengar Yoga.

COME SI SVOLGE IL WORKSHOP
La prima parte del workshop è strutturato in una vera lezione di Iyengar Yoga, adatta a tutti, anche ai neofiti, nella quale i partecipanti sono invitati, durante la pratica, a portare l’attenzione su quanto avviene nel proprio corpo (sensazioni, emozioni ecc).
La seconda parte è invece strutturata in un lavoro di gruppo in cui tutti sono invitati a condividere la propria esperienza e sostenuti a indagare le proprie emergenze.

PERCHÉ QUESTO WORKSHOP
Nello yoga, tradizionalmente, non vi è spazio per esprimente a voce quello che accade durante la pratica. La metodologia della Gestalt sostiene l’individuo nel  riconoscere i propri automatismi (meccanismi nevrotici fonte di malessere) attraverso un lavoro di attenzione al presente. Nel qui ora non possiamo che essere presenti attraverso il nostro corpo, è in questo modo quindi che le due “tecniche” si incontrano e si sostengono reciprocamente: il lavoro di gruppo dà voce alle emergenze incontrate durante la pratica che a sua volta accende nel quei segnali che il più delle volte rimangono inascoltati.

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI GESTALT COUNSELING E IYENGAR YOGA
Il Gestalt Counseling utilizza la metodologia della Terapia della Gestalt: un approccio fenomenologico basato sull’esperienza nel presente, sulla valorizzazione dei vissuti corporei come veicolo di conoscenza e di radicamento nel qui e ora, e sull’autenticità della relazione nell’incontro con l’altro. L’attenzione è sul vissuto, che è fatto di posture, gestualità, voce e respiro oltre che di parole ed emozioni. L’interesse è rivolto al modo in cui un malessere, un disagio o una difficoltà si esprime nel corpo, prima che al significato celato dietro a esso. Il Gestalt Counseling intende sostenere la persona a riconoscere gli automatismi dei propri schemi di comportamento, così da scegliere di abbandonare o riorganizzare quelli divenuti inefficaci, sostituendoli con modelli maggiormente funzionali, frutto di una nuova consapevolezza in divenire.

Lo Yoga, disciplina nata in India migliaia di anni fa, si propone di calmare le fluttuazioni della mente che disturbano in continuazione e ostacolano la naturale ricerca della verità. Il cammino dello Yoga si svolge con la pratica di asana (posizioni del corpo), pranayama (tecniche di respirazione profonda), meditazione. BKS Iyengar (1918-2014), il maestro che più di tutti ha lavorato per portare lo Yoga in Occidente ha insegnato ad affinare la sensibilità ed equilibrare l’azione e la percezione nella pratica yoga.

L’Iyengar Yoga è un metodo di insegnamento dello Yoga adatto a tutti, grazie  alla preparazione specifica degli insegnanti certificati e formati in modo da seguire gli allievi in base alle esigenze individuali, in modo da garantire gradualità e sicurezza nell’apprendimento, anche con l’uso di attrezzi e supporti. La pratica dell’Iyengar Yoga fa del corpo un vero strumento di studio, analisi e ed esperienza.

A CHI SI RIVOLGE- METODOLOGIA
A tutti coloro che vogliono sviluppare la capacità di riconoscere e approfondire i segnali del corpo, in un lavoro di gruppo aperto sia a chi già pratica Iyengar Yoga (o altri stili di yoga) sia ai neofiti; a chi già conosce la Teoria della Gestalt e intende fare l’esperienza del suo utilizzo in un contesto non convenzionale e protetto

DOVE: Yoga Room, Via Lombroso 6, Torino

A CHE ORA: dalle 9 alle 13

QUANDO: 16 novembre, 14 dicembre, 18 gennaio, 15 febbraio, 14 marzo, 18 aprile, 16 maggio, 13 giugno

COSTI: ogni incontro 40 euro

CHI SIAMO
Manuela Stano, Psicologa, Psicoterapeuta e Gestalt Counselor (lacasadeifunamboli.it).
Laura Nozza, Communication Specialist e Gestalt Counselor.
Emanuela Zanda, Insegnante certificata Iyengar Yoga (yoga-in-giro.blog).

INFO E PRENOTAZIONI
I posti sono limitati (massimo 8 persone), la prenotazione è obbligatoria chiamando il numero 3493408033 (Laura). Il workshop sarà confermato al raggiungimento delle iscrizioni necessarie. Le date possono subire variazioni.

“Adhyātma śastra :curare l’anima con la pratica yoga

La nostra assistenza sanitaria è ottima, anche se è ora messa a dura prova. Disponiamo di medicine e antidolorifici per i nostri disturbi fisici, ma che cosa ci può alleviare la tristezza? Secondo Prashant Iyengar, la pratica di āsana e pranayama, secondo gli insegnamenti di Guruji BKS Iyengar, è Adhyātma śastraovvero la scienza che permette di comprendere l’anima, un vero e proprio “antidolorifico per l’anima”.

iyengar familyPrima dei contributi di Guruji, la pratica degli āsana in occidente non si poteva ricondurre ad un percorso di “cura dell’anima”; e anche ora yoga è spesso inteso come sinonimo di esercizio fisico. Invece l’importante caratteristica di Adhyātma rispetto alla  pratica di āsana e di pranayama è il rendere poco per volta naturale “oggettivare” il proprio corpo e mente, con l’intelligenza, i sensi, la consapevolezza, le emozioni.  Questo continuo processo di auto-analisi è il grande contributo di Guruji all’evoluzione dello yoga e permette ad ogni studente di avvicinare un poco di più l’anima. Quello che Guruji ha studiato e spiegato tutta la vita, mettendo ogni possibile impegno, intelligenza e passione, era già implicito negli Yoga Sutra di Patanjali, ma nessun maestro yoga in precedenza aveva esplorato con tanta profondità la pratica costante di āsana e pranayama.

Prashant Iyengar ha indagato in che cosa il metodo di Guruji è diverso dagli altri, sì da rendere la pratica una cura per l’anima e lo ha fatto in un libretto dal titolo “Yoga and the new millennium” pubblicato nel 2000, quasi vent’anni fa. E’ interessante ora leggere le parole di Prashant che,  come se avesse letto nel futuro, spiega alcuni aspetti del sistema Iyengar difficili da comprendere e da spiegare a  parole.

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Alcuni ritengono che il sistema Iyengar sia molto complicato perché ci sono tante istruzioni tecniche, ma è in questo modo che lo studente ottiene consapevolezza  del corpo, che è il primo passo per andare più in profondità:   non esiste altro percorso per andare al di là del corpo muscolare e scheletrico. Senza  precise istruzioni non si può andare a conoscere il corpo con precisione e la precisione permette di andare al di là del corpo. Si potrebbe scrivere un libro sulla posizione tadasana, la montagna, tanti sono i dettagli da osservare: eppure è una posizione semplicissima, che apparentemente non richiede alcuna abilità.  Questo è originale e unico nell’insegnamento di Iyengar, l’espansione dei nostri canali di osservazione e di auto osservazione, di consapevolezza, di penetrazione all’interno. Questo ci avvicina, con la pratica degli asana, all’obbiettivo dello yoga, citta-vṛtti-nirodhaḥ, fermare le fluttuazioni della mente.

Un altro aspetto è la sequenza degli āsana che normalmente veniva del tutto trascurata.  La sequenza aiuta a comprendere proprio i dettagli tecnici che permettono a loro volta di penetrare più a fondo nella conoscenza del corpo e della mente. In questo modo si acquisisce uno stato mentale “yogico”, sereno, chiaro, passivo. Con una appropriata sequenza di āsana si può modificare e migliorare lo stato della mente ed è la condizione che tutti gli studenti sperimentano dopo una lezione impegnativa. E’ una sorta di stato impersonale, equilibrato, quieto.  La sequenza non è automatica, non è solo eseguire sarvangasana dopo sirsasana, ma è condotta secondo le istruzioni tecniche delle posizioni. Ogni sequenza è diversa dall’altra. E’ questa profondità che genera la calma mentale.

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Un terzo aspetto è il tempo in cui si sta in una determinata posizione. Comprendere richiede tempo e quindi ogni āsana deve essere eseguita per un tempo determinato. Rimanere  a lungo non serve a mostrare le proprie qualità fisiche o l’orgoglio personale; ma rimanere il tempo giusto (magari un po’ di più di quello che si riterrebbe comodo…) serve a sviluppare le potenzialità dell’āsana e comprendere esattamente come e dove lavora, a seconda delle istruzioni tecniche necessarie per la sua esecuzione e rispetto agli āsana eseguiti prima. Non si tratta di rimanere meccanicamente a contare il tempo con il cronometro. Possiamo decidere di stare in una posizione, ad esempio, per cinque minuti; ma trascorsi questi cinque minuti, quanto è stato il tempo effettivamente dedicato alla posizione oppure ai nostri pensieri personali? Questo è il motivo per cui l’insegnante invita in continuazione ad esercitare l’attenzione.

Questi tre aspetti sono così connessi che non lavorano in modo isolato. L’integrazione tra i tre aspetti è la quarta meraviglia del sistema.  In questo modo, la pratica ci può accompagnare nel percorso volto alla cura dell’anima.

A vent’anni dalla scrittura di questo testo “Yoga and the new Millennium”, Prashant Iyengar doveva in qualche modo intuire che gli anni a venire avrebbero avuto sempre più bisogno di questo insegnamento e che la “cura dell’anima”  sarebbe stata indispensabile ad affrontare le sfide del presente.

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