Una lezione di Geetaji (2018): guardare all’interno praticando asana

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Prendere tutti 2 coperte, una cintura, un mattone. Mettere i supporti da parte per adho mukha virasana, adho mukha svanasana, uttanasana (piedi uniti, testa giù). Inspirare e concavare la schiena. Tadasana. Dandasana. Janu sirsasana: estendere le braccia verso l’alto e allungare in posizione. Torace lontano dall’addome. Cosce giù, testa giù, gomiti su, parte superiore delle braccia giù. Parivritta janu sirsasana (stesso lato): il braccio dietro oltre l’orecchio. Altro lato, le due posizioni. Il lato dietro verso l’alto e in avanti in janu sirsasana; in parivritta, ruotare l’addome e il torace in modo da portare il gomito oltre l’orecchio. Janu sirsasana di nuovo: muovere le ascelle, muovere i gomiti. Chi non riesce ad estendere il lato della gamba piegata, deve supportare il bacino. Parivrtta janu sirsasana: afferrare il piede e ruotare, ruotare! Muovere le scapole in dentro. Altro lato.

collage1Paschimottanasana: per aprire il torace, aprire le ascelle, muovere il torace in avanti lontano dall’addome ecc. occorre guardare dentro (look insight). Se l’azione non è possibile, usare i supporti. Usare la cintura e concavare la schiena, testa giù. Guruji ha sempre avuto un insegnamento molto chiaro e netto; non “provare”, ma “fare”. Semplicemente, fate quello che l’insegnante chiede. Potete usare i supporti. Quando siete voi ad insegnare, dovete fare lo stesso, usate un tono di voce deciso, non esitante o peggio ancora, cantilenante. Lo yoga non è una cantilena, le azioni da fare sono quelle. Tenere il piede, piegare i gomiti, spingere!! Spingere!!

Gamba sinistra piegata in virasana. L’altra gamba piegata, il talllone vicino al bacino. Krounchasana, afferrare il piede, sollevare il ginocchio e stendere la gamba. Tenere il torace su!! Costole posteriori in dentro. Sterno su! Aprire il dietro della gamba sollevata, aprire la pelle. Ora tirate la gamba verso il viso e poi testa giù, che in questo caso è testa su, fronte alla tibia. Se non sapete come fare, guardate la foto di Guruji in Krounchasana. Il corpo è un ostacolo, lo so bene. Ma la mente è un ostacolo più grande, non siete d’accordo?

Gamba destra piegata in marichasana, passare il braccio destro intorno alla gamba e prendere le dita. Ora crescete! Sollevate lo sterno e poi in avanti. Sono le stesse azioni di prima, distendete la pelle della gamba distesa, la pelle della parte bassa di entrambe le natiche. Perché non lasciate andare questa parte? Perché le ascelle non scendono? Non c’è la pratica, questo è tutto. Se la lezione fosse per principianti, capisco. Ma se sono insegnanti intermediate non capisco. Stiamo lavorando sempre sugli stessi punti, non sono posizioni diverse. Krounchasana di nuovo. Non spingete l’addome contro la coscia! L’addome deve salire e ruotare! Se non fate questo non potete andare su con il torace.

collage2Ardha badda padda paschimottanasana, afferrare il piede dietro con la mano e crescete con il torace. Ruotare! Come in parivritta janu sirsasana. Il punto è sempre l’apertura della gamba sotto, aprire la pelle della gamba verso il pavimento, distendere la pelle delle natiche. Di nuovo Marichasana 1: piegare la gamba, portare il tallone vicino al bacino, estendere il braccio, passarlo intorno alla gamba, sollevare il torace ruotando l’addome. Ruotare! Mettere l’altezza necessaria sotto il bacino.

Ardha matsyandrasana 2: una gamba in padmasana, ruotare e afferrare la caviglia o la cintura. Potete sentire che l’azione parte sempre dalla pelle delle cosce e delle natiche? Ruotare!! Seconda volta: da ardha matsyandrasana 2, andare in avanti come in Ardha badda padda paschimottanasana. Rilassare la natica della gamba distesa. Ardha masyandrasana 2 di nuovo, viene più facile?

collage3Baradvajasana 2. Gamba destra in virasana, sinistra in padmasana. Ruotare. Le ginocchia devono avvicinarsi. Stesso lato: Piegare la gamba destra in marichasana, estendere la sinistra: Marichasana 1, testa giù. Il tronco deve essere incollato alla gamba piegata. La gamba piegata deve spingere contro il tronco e il braccio. Capisco i limiti fisici, ma esistono le classi mediche per questo! Tutto dall’altro lato.

Marichasana 3; marichasana 4

collage4Pasasana a destra, il tronco incollato alla gamba. Malasana: testa giù. Ora usate la cintura se avete bisogno e agganciate le dita dietro alla vita; poi mani giù e direttamente in Bakasana!! Fatelo!! Non pensate!! Dovete abbandonarvi alla pratica, non ai pensieri! Diversamente sentite solo lo sforzo, e non lo sforzo-senza-sforzo…Asana e Pranayama servono a questo, si puà raggiungere kaivalya con la pratica intensa, ma la pratica di asana e pranayama sono per la capacità di abbandonarsi. Capito? Siete giovani, in buona salute lo dovete fare, se no, perché praticare yoga? Per il corpo?? Altro lato, Pasasana, Malasana, Bakasana. Attenzione alle azioni: Marichasana non è come ardha malasana? Per ruotare il braccio dovete allungare prima il bicipite poi il tricipite, tenendo le scapole in dentro. Dovete rendere il corpo grossolano modellabile come l’argilla, per portare il respiro ovunque. Gli asana sono preparatori al pranayama, non è vero? Con il pranayama avete accesso a diverse parti del corpo, ma occorre che il corpo sia pronto. La mancanza di salute, la vecchiaia, le malattie sono un problema, ma voi non avete questo problema. Ci sono i supporti, al limite ci sono le classi mediche. Bisogna portare l’ego alla condizione di sforzo-senza-sforzo. Ogni asana deve insegnare questo. Dovete aiutare voi stessi, aiutare gli altri. Andate ad aiutare alle classi mediche! Dovete mostrare compassione, non egoismo.

Malasana, costole in dentro! Costole che scavano nella schiena. Nessuno spazio tra cosce e torace. Bakasana, la parte alta delle braccia deve continuare a premere contro il torace. Come si aiuta ad eseguire queste posizioni? Come si insegna l’azione? Non bisogna mai perdere il contatto tra la coscia, l’ascella e la parte alta delle braccia e nello stesso tempo spingere le scapole in dentro. Il certificato è solo il punto di partenza, poi bisogna imparare ad aiutare gli altri, ad insegnare.

Questa è la base per proseguire, le azioni delle posizioni in avanti e torsioni per imparare eka pada sirsasana, yoga nidrasana ecc.

Uttanasana, AMS, Urdhva Mukha Svanasana, AMS, Uttanasana, urdhva hastasana, paschima namaskarasana (occhi chiusi).

(Questa lezione è stata tenuta da Geetaji al RIMYI  sabato 9 giugno 2018; gli appunti sono ricavati dalla registrazione disponibile presso l’Istituto)

Il cammino della devozione: Asana/Samyama (da una lezione di Geetaji)

Nel seminario del 23 giugno abbiamo affrontato la tappa più difficile: Il percorso della devozione: Dharana, Dhyana, Samadhi. Sono gli “anga” più elevati, tre fasi, per così dire, del percorso meditativo: in Dharana, la concentrazione è ancora intermittente, sebbene molto allenata e sorretta da fede profonda, in Dhyana, il flusso dell’attenzione scorre senza disturbi e senza pause; in Samadhi, il livello di attenzione è tale che la persona che medita si identifica completamente con l’oggetto della meditazione, il vero sé.

Guruji si è espresso molte volte su Dhyana e ha affermato che la pratica della meditazione vera e propria non si esegue in classe, ma ognuno la deve praticare individualmente. In classe si praticano Asana, Pranayama e  Dharana, alla ricerca di quel flusso ininterrotto che permette allo sforzo fisico di annullarsi nella pura concentrazione.

Geetaji ritorna spesso su questo argomento nelle sue lezioni, in particolare in una classe tenuta a Pune ha citato anche il Samyama, e quindi nel seminario questa è stata l’ispirazione per la sequenza.

Per prima cosa occorre imparare a praticare gli asana e capire che cosa significa praticare gli asana. Non dovete pensare che chi è flessibile può fare la posizione e chi non lo è non la farà mai. Questo significa avere paura del cambiamento; ma senza cambiamento non c’è evoluzione e soprattutto non c’è samyama.  Gli asana sono preliminari perché insegnano a cambiare, a modellare il proprio corpo, a renderlo silenzioso. Soprattutto insegnano un processo di apprendimento.   Il corpo e la mente sono tamasici per natura. Per superare questo, occorre tenere la mente vicino al corpo, non a vagare per conto suo.  Se il corpo non risponde, vuol dire che la mente non è vicino al corpo, oppure sente che sta avvenendo qualcosa di sconosciuto e prova paura. Nirodah per la mente è qualcosa di sconosciuto, per questo è tanto difficile.

samyama1Supta swastikasana. Incrociare le gambe in swastikasana, portare i piedi più vicino al bacino per compattare i femori, estendere le braccia per estendere i due lati del torace. Scapole in dentro, lombari giù. Mettere le mani come in urdhva dhanurasana, sollevare il torace come in paryankasana e appoggiare la cima della testa a terra. Se non è possibile, sollevare le ginocchia, mettere le mani sotto le cosce e puntando i gomiti, fare l’azione di paryankasana.

Badda konasana, spingere le piante dei piedi ed estendere la schiena a terra in supta badda konasana. spingere l’osso sacro a terra, rilassante gli inguini, estendere le braccia oltre la testa. Ora afferrare con le mani le caviglie (palmi verso l’alto) e spingere di più l’osso sacro all’interno, e gli inguini verso il basso.  ora portare le mani sotto le cosce, sollevare il torace come nella posizione precedente, mettere le mani in urdhva dhanurasana e portare di più la cima della testa verso il bacino.

Virasana. Portare le mani sulla pianta dei piedi  e andare in paryankasana. Non estendere le braccia per ora. Sollevare le scapole, spingere il dorso dei piedi, le tibie, gli ischi, la cima della testa, i gomiti. Poi andare in supta virasana ed estendere le braccia.

Una gamba in padmasana, l’altra in swastikasana (ardha padmasana). Il piede in swastikasana va sotto la coscia opposta. Paryankasana, spingere le cosce al pavimento, gli ischi giù, poi estendere i due lati del tronco, braccia estese oltre la testa. Altro lato.

Padmasana, matsyasana. Afferrare con le mani i metatarsi per portare la cima della testa più vicina al bacino. inguini giù, cosce giù. Poi estendere la schiena a terra. Altro lato.

dandasana. Spingere i gomiti a terra  e portare la cima della testa a terra. Afferrare i due lati del tappetino per sollevare di più le scapole.

uttanasana

sirsasana. Badda konasana in sirsasana.

samyama2parivrtta janu sirsasana. Un gomito lontano dalla gamba distesa, l’altra mano alla vita. Spingere il gomito e ruotare portando in dentro e in su la scapola. Il torace fa matsyasana. Tenere il lato interno del piede per fare leva con il gomito e aiutare la torsione.  Dovete capire perché il gomito non va giù. Non ruotate la testa prima di aver portato il gomito giù ed aver eseguito la torsione.  Una seconda volta. Ora il torace deve scendere, ma si deve ruotare verso il soffitto, le spalle allineate. Estendere il braccio verso il piede della gamba tesa, mano in su, poi piegare il gomito. Aiutare con l’altra mano a portare il gomito più in avanti.  Portare un lato del tronco verso il basso, l’altro verso l’alto. Occorre fare lo sforzo, aiutarsi con l’altra mano, se il gomito non scende.  Ma prima dovete fare l’estensione di quel lato, se contraete, il gomito non potrà mai scendere.  Se non siete capaci, potete iniziare con delle torsioni più semplici, oppure praticare con il muro. La gamba distesa vicino al muro, la schiena al muro, ora potete estendere il torace e immaginare che ci sia una televisione al soffitto, guardate là!

Parivrtta janu sirsasana. Una gamba piegata, l’altra tesa, torace rivolto in avanti. Ruotare la gamba tesa completamente, mettere la mano sotto la coscia per ruotarla. Estendere il lato della gamba, piegare il gomito ed estendere la mano oltre al piede per ruotare l’addome e il torace. Le scapole fanno paryankasana. L’altra mano in vita. Ora estendete il braccio opposto in linea come in parsvakonasana.  Infine afferrate il lato esterno del piede, piegate tutti e due i gomiti e ruotare.

Sayama3Utthita parsvakonasana=parivrtta janu sirsasana. Ruotare una coscia completamente, scapole giù, lati del torace su. Piegare ad angolo retto la gamba, radice della coscia giù, ginocchio indietro. La natica in avanti, come in parivrtta janu sirsasana.  Portare la mano giù, l’altra in vita. Se l’inguine non lavora piegare il gomito e spingere il ginocchio indietro e la natica in avanti, come nella posizione precedente. Ruotare le costole e portare il braccio opposto su.

Uttanasana

parivritta janu sirsasana. Preparazione. Connessioni con utthita parsvakonasana.  Piegare una gamba e ruotare. Osservare la gamba tesa, come si mantiene la rotazione della gamba? Dovete resistere con la natica in avanti. Come in utthita parsvakonasana, il piede e l’ischio della gamba davanti devono essere allineati

utthita parsvakonasana. Ruotare la coscia indietro, come in parivrtta janu sirsasana.  Ora la mano dietro e estendere il braccio opposto

parivrtta janu sirsasana.  Osservare l’allineamento. Il punto più difficile da muovere è la mente, muovere dalle abitudini, dallo stato tamasico.  Le prime volte il corpo può essere indolenzito, per questo la mente si rifiuta. E’ come partire da samashtiti: la gamba ruota di 90° la caviglia e l’ischio sono allineati, i due lati del torace sono allineati. Quando si allunga il torace verso la gamba tesa, addome e costole ruotano nella direzione opposta. Il bacino è il fulcro. La gamba dietro resiste e resta ruotata, non si muove in dentro. Ora si aggiungono le braccia e mantenendo le natiche in dentro si ruota di più.

upavishta konasana. Natiche in dentro, come parivrtta janu sirsasana. Integrazione: Dharana, Dhyana, Samadhi. Le azioni imparate in parivrtta janu sisrsasana devono essere integrate in utthita parsvakonasana. Questo è Samyama. Quanta attenzione è necessaria per questa integrazione? Ci vogliono anni di pratica per fare upavishta konasana, come samashtiti.  Andiamo dalla frammentazione all’integrazione. Eppure la mente scappa dall’integrazione, preferisce la frammentazione.

ardha chandrasana. Integrare tutte le azioni: utthita parsvakonasana, paryankasana, parivrtta janu sirsasana. E ogni asana va osservata in questo modo, ogni azione va integrata in questo modo. E’ un linguaggio che va perfezionato negli anni.  E’ un solo fluire di attenzione, come in Dhyana. Controllare voi stessi dal corpo, questo è il messaggio di Guruji.  Occorre partire dagli asana, dal corpo, finché non c’è integrazione nelle azioni del corpo, non c’è Samyama.

setubandha mattone

III.1 deśa-bandhaś cittasya-dhāraṇā

la concentrazione è fissare la mente in un luogo

III.2 tatra pratyayaika-tānatā dhyānam

la meditazione è fissare la mente su una sola immagine

III.3 tad evārtha-mātra-nirbhāsam svarūpa-śūnyam iva samādhiḥ

Avviene il samadhi quando la stessa meditazione riluce e la mente è priva della sua propria natura

III.4 trayam ekatra saṁyamaḥ

La pratica di questi tre si dice samyama

(Questa lezione di Geetaji è stata tenuta a Pune nel giugno 2009)

 

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