Ho visto per la prima volta B.K.S. Iyengar nel 2004, quando partecipai all’intensivo “Sadhana” che Geeta tenne per festeggiare il suo sessantesimo compleanno. Ero con la mia insegnante Maria Paola Grilli. Di Guruji mi ha immediatamente colpita il sorriso. Dolcissimo, penetrante, intelligente. Era felice di salutare gli studenti stranieri. Durante l’affollatissimo intensivo di Geeta, ad un certo punto arrivava, si sedeva ai margini della sala e osservava se gli studenti facevano quello che veniva loro detto di fare. Se questo non succedeva, o almeno non in modo tale da accontentarlo, significava che l’insegnamento non era stato abbastanza efficace, convincente: allora interrompeva Geeta senza fare tanti complimenti e riprendeva a spiegare, con parole diverse e con maggiore enfasi.
Altrimenti, passava parecchio tempo semplicemente ad osservare la classe, gli studenti. Una volta è capitato che Guruji si sia seduto al fondo della grande sala dove c’erano alcune sedie di plastica; c’era pochissimo spazio e si doveva salire in sirsasana. Così ho fatto sirsasana con il viso a venti centimetri dai piedi di Guruji, facendo molta attenzione a non soffiare sui suoi piedi o cadergli addosso. Lui non pareva affatto preoccupato da questo possibile pericolo.
Da allora, sono ritornata in India nel 2010 e nel 2012, per due mesi ogni volta, e sono stata sempre colpita dalla sua umiltà. Usciva di casa qualche minuto prima delle nove e aspettava con pazienza che gli allievi uscissero dalla classe di Prashant prima di entrare per la sua pratica. Era il primo ad osservare gli orari e la disciplina della sua scuola.
Nel 2014 sono ritornata in India per studiare prima a Mumbai con Zubin Zarthoshtimanesh ad agosto, con il progetto di rimanere il mese successivo a Pune. A Mumbai ho saputo subito che Guruji si era spento, ho partecipato ai funerali e alle cerimonie che si sono tenute nelle due settimane seguenti, ad istituto chiuso. Quando le lezioni sono riprese, era quasi impossibile rivolgere lo sguardo al punto della sala dove lui era solito praticare, troppo doloroso.
A distanza di quasi quattro anni, non sono tornata a Pune, ma sono prenotata per il prossimo anno, settembre 2018. Gli amici che ci sono stati nel frattempo raccontano che la qualità dell’insegnamento è sempre eccellente, come quando Guruji era presente ed interveniva alle lezioni. Basta ascoltare e provare a praticare alcune lezioni di Sunitaji, che la mia amica Daniela mi ha portato in registrazione dal’India. Del resto, tra le prerogative di un grande maestro di yoga, c’è anche la capacità di acquisire poteri straordinari (YS, III, 39) e chi, se non Guruji, può aver acquisito poteri straordinari? mi piace quindi pensare che Iyengar sia sempre presente, desideroso di guidare i suoi studenti, a volte brontolando, a volte sorridendo e che tramite i sui insegnanti della scuola di Pune -e anche attraverso tutti noi- continui a rinnovare la qualità dell’insegnamento dello yoga. Ma la sua genialità è indimenticabile! E noi studiamo grazie a lui.
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